Napoli non esiste
Sottoscrivo ogni lettera, punto e virgola dell’editoriale di oggi di Paolo Macry sul Corriere del Mezzogiorno.
Passo dopo passo, Napoli sta diventando uno di quei feudi posti ai confini estremi del reame, nei cui affari il sovrano è costretto ogni tanto a intromettersi per dirimere le solite beghe locali.
E così, dopo la guerra delle primarie, Bersani decide di ignorare i contendenti e inventa un candidato per la carica di sindaco. Sindaco di nomina regia, se mai vincesse (ma è difficile). Dall’altra parte, Berlusconi stoppa i conflitti interni al centrodestra cittadino e, a sua volta, elegge motu proprio il candidato della coalizione. Se non accadrà altro, a contendersi Palazzo San Giacomo saranno – insieme con Luigi De Magistris – due personalità della società civile scelte dai palazzi romani. Non era mai successo che la città fosse a tal punto eterodiretta. Ai tempi di Cirino Pomicino, erano i leader locali a influenzare i governi nazionali e, giusto o sbagliato che fosse, Napoli spesso dettava legge a Roma. Oggi succede l’esatto opposto: nel feudo del Vesuvio, è il sovrano che detta legge.